10 Ott RRR… Cercasi
RRR…cercasi: sembra uno slogan che può strappare un sorriso, ma sono le tre iniziali di una triade vitale per il modo della plastica. Ultimamente assistiamo ad una campagna volta ad evidenziarla come una delle più importanti fonti di inquinamento ambientale, tanto che sono ormai passate in secondo piano altre importanti problematiche, quali i cambiamenti climatici, lo scioglimento dei ghiacci o il ben noto buco nell’ozono.
La plastica è indiscutibilmente una tra le principali cause del marine litter: resta aperto il problema su come potervi porre rimedio. La strategia da adottare è complessa e comporta la coordinazione di tre importanti tipologie d’intervento.
In primo luogo la ricerca di nuovi polimeri. Questo, purtroppo, non basta: sarebbe auspicabile poter ridurre il numero di polimeri in gioco, offrendo così tecniche di diversificazione più semplici in fase di raccolta e riciclo, non solo per gli addetti ma anche per l’utente finale. Questo avrebbe però l’ovvia conseguenza di costringere ad una riqualificazione i produttori dei polimeri non selezionati.
Un importante secondo passo deve essere rivolto verso una politica di riutilizzo: in questa direzione molto deve essere fatto per sensibilizzare ed istruire l’utente finale, il quale è chiamato a rivedere ed abbandonare lo stile di vita dell’usa e getta. Pensiamo allo sforzo immane in tal senso che andrebbe fatto in territori quali l’Indonesia che con i suoi 1.300 tonnellate di rifiuti plastici all’anno è una delle principali fonti d’inquinamento marino.
Ultimo passo, non meno cruciale, è potenziare il riciclo. Non basta creare impianti all’avanguardia che siano in grado di riciclare: spesso il problema cruciale consiste nell’intercettare, raccogliere e convogliare verso adeguati centri di raccolta il rifiuto plastico. Questo è già un problema in territori sviluppati quali l’Italia o l’Europa: quanto può esserlo in territori dove non esistono infrastrutture o quelle esistenti sono poche ed inadeguate?
Lo scenario è quindi davvero complesso, sebbene non manchino le iniziative. In settembre è stato avviato il consorzio polynSPIRE, che ha come progetto omonimo l’obiettivo di individuare nuovi processi di riciclo per i rifiuti plastici urbani ed industriali, pensando di raggiungere il 100% dei rifiuti contenenti l’80% di plastica. In campo sono scesi ben 22 partecipanti, guidati dalla spagnola CIRCE. Per l’Italia partecipa NOVAMONT, azienda che sviluppa bioplastiche, biochemicals e attiva bioraffinerie “…fornendo soluzioni a basso impatto ambientale che garantiscano lungo tutto il ciclo di vita un uso efficiente delle risorse con vantaggi sociali, economici ed ambientali…”.
(Novamont produce Mater-Bi, lubrificanti biodegradabili e rinnovabili – Matrol-Bi e prodotti di cosmesi da materie prime rinnovabili – Celus-Bi)
Fonte: Polimerica